Anello di Fiere

Anello di Fiere

Borghi dimenticati alle pendici del Monte Avena

INFORMAZIONI UTILI:

Partenza e arrivo: campo sportivo di Facen (436 m s.l.m.)

Località attraversate: Anconetta, Fiere, Venezia Secca, Campolei

Segnaletica: frecce direzionali bianche e blu con la scritta “Anello di Fiere”

Distanza: 3,9 km

Dislivello: 262 m

Tempo di percorrenza: ore 1.00

Difficoltà: facile

Periodo consigliato: percorribile tutto l’anno, ma preferibilmente in autunno per i colori della vegetazione e in primavera per le fioriture del sottobosco.

Punti d’interesse: Sass del Diaol, edicole votive, borghi di Fiere e Venezia Secca, punto panoramico di Fiere, lavatoio di Facen.

Note: itinerario breve, di facile percorrenza e dislivello contenuto, che si snoda nei dintorni della frazione di Facen.

Ci si trova in un ambiente naturale che esige rispetto:

  • Divieto di raccolta di fiori
  • Divieto di balneazione
  • No agli schiamazzi
  • Divieto di accensione fuochi
  • Non lasciare in giro rifiuti, ma gettali negli appositi spazi (anche i mozziconi di sigarette, i fazzolettini, le mascherine e il rifiuto umido)
  • I minori devono essere accompagnati
  • I cani devono essere tenuti al guinzaglio e le loro deiezioni raccolte
  • Non uscire dal sentiero
  • Non disturbare la fauna locale

Si suggerisce di informarsi tramite il sito dell’ARPAV su eventuali perturbazioni prima di intraprendere il percorso.

L’itinerario parte dal campo sportivo di Facen, dove è possibile lasciare l’auto, per poi dirigersi verso la piazzetta, attraversata in auto poco prima. In una nicchia, ricavata dalla parete di una casa, è visibile un affresco che rappresenta la Madonna del Rosario con S. Rocco e S. Pietro; l’edicola fu eretta dagli abitanti di Facen nel 1836, come ringraziamento per essere scampati all’epidemia di colera che in quegli anni colpì il Feltrino.

Da qui si imbocca la ripida Via Anconetta, trovando ad un bivio il Sass del Diaol, un masso di porfido sulla cui superficie furono incise, in epoca imprecisata, delle croci sovrapposte. Continuando verso ovest con pendenze più moderate, si raggiunge un capitello intitolato alla Madonna col Bambino, raffigurata con i Santi Vito e Modesto.

Qui si mantiene la direzione di marcia, lasciando poi la strada asfaltata in corrispondenza di una curva. Si prosegue infatti lungo la mulattiera che in passato veniva percorsa con slitte di legno (musse), per trasportare a valle i carichi di fieno, legna o fogliame. Si procede in salita, su fondo piuttosto sconnesso, attraverso un bosco con qualche grosso carpino nero, risparmiato dai tagli periodici per il recupero della legna da ardere. In questo tratto si incontra un’edicola votiva in evidente stato di degrado, costruita a ridosso di uno spuntone di roccia, al bivio con una traccia di sentiero che sale a Santa Susanna. Un piccolo avvallamento, delimitato da un muro a secco, rappresenta forse una fonte di raccolta dell’acqua, cui i devoti attribuivano particolari proprietà, come avveniva per quella di Santa Susanna. In effetti, questa precede di poco una seconda edicola, che versa in cattivo stato di conservazione, in cui si notano una nicchia principale con due finestrelle interne e la copertura con lastre di pietra.

Si continua a seguire in salita la via principale, finché si perviene in ambiente più aperto e prativo, presso un crocevia di strade e sentieri. Il nostro percorso si immette ora sulla strada asfaltata, che scende verso il nucleo abitato di Fiere.

Per il rientro si punta direttamente verso la chiesa di Facen, lasciandosi piacevolmente distrarre dal panorama sulle Prealpi, la Valbelluna, le montagne dell’Alpago e le Dolomiti. Mantenendosi lungo la strada principale, si notano alcuni esempi di abitazioni rurali tipiche e diversi crocefissi lignei, segno di una diffusa devozione popolare. La località è chiamata Venezia Secca. Poco sotto notiamo alcuni lembi di paesaggio agrario tradizionale, dove la vite viene intercalata con salici bianchi ed i prati sono costellati da alberi da frutto. Presso una piazzola di recente sistemazione, si trovano una fontanella alimentata da un ruscello ed un grande lavatoio; questo luogo doveva essere il centro della vita sociale per le donne di un tempo, che vi si recavano per fare la lissia.

Si prosegue in direzione del paese, incontrando un’altra fontana in pietra e ritornando al punto dal quale siamo partiti.

 

APPROFONDIMENTO SU… Il paesaggio che vediamo

Sembra incredibile che circa 200 milioni di anni fa, dove oggi ci sono le Dolomiti, ci fosse il mare. Poi, per effetto dell’avvicinamento progressivo tra i continenti africano ed eurasiatico questo mare scomparve lentamente. Altrettanto lentamente, gli strati di sedimenti, ormai pietrificati, furono spinti verso l’alto di qualche migliaio di metri e, in certi casi ribaltati, piegati e fratturati. L’emersione completa, avvenuta circa 15 milioni di anni fa, segnò la data di nascita delle montagne e l’inizio della fase di modellamento. Questo territorio, interessato nel Quaternario da diverse glaciazioni, conserva traccia solo dell’ultima, poiché ognuna di esse ha cancellato gli effetti delle precedenti. Durante l’ultima glaciazione, il ghiacciaio del Piave ricopriva il fondovalle fino a oltre 1000 metri di altezza, lasciando scoperte le creste montuose e la parte sommitale del Monte Avena. Il definitivo ritiro dei ghiacciai, avvenuto circa 10.000 anni fa, ci ha lasciato in eredità forme arrotondate e smussate, come il Monte Aurin, la sella di Croce d’Aune e la Valbelluna, con i suoi fianchi ripidi. In seguito il paesaggio è stato rimodellato dai corsi d’acqua, che hanno scavato valli con fondo stretto e riempito il fondovalle di depositi, rendendolo pianeggiante. 
 

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