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“Museo dell’empatia”
20 Novembre 2022 @ 0:00 - 26 Novembre 2022 @ 0:00
In occcasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Dolomiti Hub allestisce presso la propria sede, aperta recentemente nella zona industriale di Fonzaso dopo un processo di rigenerazione, una mostra artistica sul tema, dal titolo “Museo dell’empatia”, ideata e curata da Diana Anselmo. L’iniziativa, che vede il patrocinio della Consigliera di Parità della Provincia di Belluno, è frutto di una sinergia di diverse realtà associazionistiche che hanno contribuito anche economicamente, ovvero l’Associazione Koinè Linguaggi Comuni, Anteas Reka Radika e l’Associazione Fenice di Feltre, insieme con il supporto della Cassa Rurale Valsugana e Tesino e della Fondazione Cariverona. Una grande rete di organizzazioni e persone che testimonia l’impegno collettivo di un territorio sulla sensibilizzazione contro la violenza di genere.
L’inaugurazione è prevista domenica 20 novembre alle ore 17:30 alla presenza dell’artista Diana Anselmo, che costruirà un percorso che porterà i visitatori ad uscire dagli schemi di ciò che è considerato “normale” e a immedesimarsi in chi vive situazioni diverse e spesso difficili. L’installazione rimarrà poi aperta e visitabile da lunedì 21 novembre a sabato 26 novembre negli orari di apertura dell’hub (7:00-20:30).
“Prima di giudicare qualcuno prova a camminare per un miglio con le sue scarpe”, recita un vecchio proverbio anglosassone, che corrisponde all’espressione italiana “mettiti nei miei panni”. È stato proprio questo modo di dire che ha dato a Diana Anselmo – giovane studentessa da poco laureata in Sociologia all’Università di Trento – l’ispirazione per creare il “museo dell’empatia”: un’installazione itinerante che ha l’obiettivo di sensibilizzare i “visitatori” sulle tante cose che quotidianamente diamo per scontate, su quelle “zone grigie” che troppo spesso non vediamo, non solo perché viviamo in una società sempre più frammentata e individualistica, ma anche perché tendenzialmente siamo poco sensibili a tutto ciò che non ricade nello spettro di ciò che consideriamo “normale”.
“Chi non soffre di particolari problemi o disturbi, in poche parole chi conduce una vita ‘normale’ – spiega Anselmo – tende a dare per scontata tutta una serie di abitudini e comportamenti. Parla, lavora, si muove, progetta, costruisce, interagisce come se tutti fossero come lui. Ma in realtà il termine ‘normalità’ non indica altro che la maggioranza statistica della popolazione ed esistono tantissime persone e soggetti che per vari motivi non rientrano in questa categoria, che sono diversi per varie ragioni: persone con disabilità o malattie, ma anche gay e lesbiche, minoranze etniche e culturali. Entità non conformi, soggettività negate, il cui punto di vista sul mondo viene spesso ignorato o delegittimato, solo perché la maggioranza non ne fa esperienza. È questa incapacità di capire il punto di vista degli altri, le loro esperienze e i loro sentimenti a generare poi pregiudizi, conflitti e disuguaglianze. L’empatia è l’antidoto di cui abbiamo bisogno”.
Profondamente convinta del potere trasformativo e sociale dell’arte, Diana Anselmo ha tradotto questi ragionamenti in una mostra che offre un’esperienza fisica e immersiva, che porta i partecipanti a calarsi nei panni altrui, letteralmente. Dove l’altro è una persona cieca in ospedale, una persona sordocieca che dà un esame all’università, una cieca al cinema, una in sedia a rotelle in vacanza, un migrante, un sieropositivo, un tetraplegico spastico che balla, un omosessuale, un transessuale che fa educazione fisica, una vittima di bullismo che va a scuola.
È questo materiale che costituisce il “museo dell’empatia”: una stanza con dieci sedie, su ciascuna il QR code per ascoltare la registrazione della testimonianza sul proprio smartphone e un indumento del protagonista di quella storia. Per mettersi nei suoi panni. A contraddistinguere e rendere particolare il progetto, infatti, è proprio l’intreccio tra la dimensione analogica e digitale: “È una mostra – spiega la giovane Anselmo – che richiede la disponibilità almeno per tre minuti a fermarsi, sedersi, ascoltare e immedesimarsi. Solo così credo ci si possa avvicinare alla comprensione di qualcosa che i più danno per scontato, ma che per altri sta in primo piano ed è qualcosa con cui fare i conti quotidianamente”.
“Abbiamo sposato con entusiasmo – chiude infine l’associazione Koinè, a nome delle organizzazioni coinvolte – alla proposta di adesione e finanziamento della mostra. Siamo convinti che sia necessario, oggi più che mai, abbattere ogni stigma e individualismo”.
Una mostra in occasione della giornata contro la violenza sulle donne