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Laude iocunda. La Musica che sana
13 Novembre 2022 @ 0:00
La via al Santuario. Itinerario musicale, poetico e di conoscenza XVII edizione
InUnum ensemble, voci e strumenti medioevali.
Fra i secoli XII e XIV il Medioevo, forte della tradizione del canto gregoriano ma, al contempo, stimolato dalla prima scrittura in polifonia e dalla consuetudine d’uso degli strumenti musicali in ogni ambito, dà alla luce un nuovo repertorio.
Sono i secoli che vedono la redazione dei grandi codici musicali europei, ossia la sistematizzazione di ampi repertori di area sia italiana sia d’oltralpe, ciascuno con stilemi propri; ed è il periodo in cui si associano ai propri brani i primi nomi di musicisti che l’Occidente ricorda.
Tuttavia, il concepire e il fare musicale tradiscono l’appartenenza a un discorso assai più ampio relativo all’uomo nel suo essere corpo, mente e anima insieme. Oltre che in ambito filosofico e teologico, la riflessione è documentata nei tacuina sanitatis tardo medievali, prontuari medici in alcuni esemplari splendidamente miniati.
Qui la musica risulta inserita tra le azioni che l’uomo può e deve compiere per il suo miglior stato psicofisico, accanto alla cura della terra e della nutrizione, i ritmi fisiologici sonno-veglia, il movimento fisico, l’igiene personale, l’ascolto e il riconoscimento delle emozioni, la qualità delle relazioni.
La musica, sia sacra sia umana sia da ballo, fa dunque parte del quotidiano, senza alcuna controindicazione, né di genere né d’età. Ed è suo tramite che è dato di risolvere gli attriti in consonanze, nella ricerca dell’armonia che rende la vita godibile.
In questo contesto di pensiero il repertorio sacro trova ulteriore spazio espressivo e scopre le alte frequenze della pratica contemplativa e del misticismo come dimensioni dell’essere la cui profondità allaccia reciprocamente cielo e terra, materia e spirito.
Da qui, la risultanza di un canto nuovo, le cui voci sono affiancate da strumenti di varie sonorità: riequilibrare, curare, sanare, non solo alleviando la sofferenza fisica o il disagio umorale ma anche supportando l’anelito alla più intima unità interiore, laddove è l’incontro con la gioia creaturale.